La storia dei ...

La storia dei fringe benefit: dalle origini al 2025

23 Aprile 2025 *

Oggi li consideriamo una parte essenziale del pacchetto retributivo, ma i fringe benefit non sono sempre stati così centrali nel mondo del lavoro. Hanno fatto il loro ingresso nelle aziende quasi in punta di piedi, fino a diventare uno degli strumenti più efficaci per attrarre, motivare e fidelizzare le persone. Ma qual è il percorso che ci ha portato fin qui? E cosa ci riserva il futuro?

In questo viaggio tra passato, presente e domani, ripercorriamo l’evoluzione dei fringe benefit: dalle prime forme di welfare aziendale del secolo scorso fino alle soluzioni digitali, flessibili e personalizzate del 2025. Una trasformazione che racconta molto non solo del mondo del lavoro, ma anche delle aspettative e dei bisogni delle persone.

Le origini: quando il benefit era paternalismo

Le prime forme di benefit aziendali risalgono ai primi decenni del Novecento. In un’epoca senza un vero Stato sociale, alcune grandi imprese iniziarono a offrire ai propri dipendenti servizi extra-salariali come case popolari, scuole e ambulatori.

L’obiettivo era semplice: garantire stabilità alla forza lavoro e ridurre il turnover. Un welfare aziendale dal sapore paternalistico, pensato più per mantenere il controllo che per valorizzare la libertà individuale. Col tempo, però, questa logica ha iniziato a cambiare.

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Il boom economico e l’epoca dei benefit materiali

Nel secondo dopoguerra, soprattutto tra gli anni ’50 e ’70, con la crescita delle aziende e la corsa per accaparrarsi i talenti, i benefit iniziano a diffondersi in modo più strutturato. Nascono così le prime forme standardizzate di fringe benefit, tra cui:

- auto aziendali

- mensa interna

- polizze sanitarie private

- premi di produzione legati ai risultati

Non si parlava ancora di flessibilità o personalizzazione, ma il concetto era chiaro: offrire qualcosa in più rispetto alla semplice busta paga poteva fare la differenza.

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Gli anni Duemila: la persona al centro

Con l’arrivo del nuovo millennio, le priorità dei lavoratori iniziano a cambiare. Si diffonde il concetto di work-life balance, mentre le nuove generazioni chiedono maggiore flessibilità, benessere e possibilità di crescita personale. I fringe benefit si evolvono, diventano meno legati a beni materiali e più orientati ai bisogni individuali. Fanno la loro comparsa:

- buoni acquisto

- buoni pasto digitali

- abbonamenti a palestre

- servizi di supporto alla genitorialità

- corsi di formazione extra-lavorativa

Il benefit smette di essere solo un “premio” e diventa parte integrante dell’esperienza lavorativa.

La svolta digitale: pandemia e accelerazione tecnologica

La pandemia da Covid-19 ha rappresentato uno spartiacque. Con il lavoro da remoto diventato la norma in molte realtà, i benefit tradizionali hanno mostrato tutti i loro limiti: niente mensa, niente auto aziendale, niente convenzioni fisiche.

È in questo contesto che prende forma la vera svolta digitale. Le aziende ripensano la loro offerta, puntando su soluzioni:

- accessibili ovunque, anche da remoto

- personalizzabili per ogni dipendente

- flessibili e facili da utilizzare, anche da casa

I buoni acquisto digitali emergono come una risposta concreta ed efficace, capace di coniugare semplicità di gestione e alto gradimento da parte dei lavoratori

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Oggi: 2025 e oltre. Il fringe benefit diventa strategico

Nel 2025, il fringe benefit non è più un semplice “extra”, ma una leva strategica per le aziende. È parte integrante di ogni piano di compensation e contribuisce a obiettivi cruciali come la retention, l’inclusione e la sostenibilità.

I benefit più efficaci sono:

- digitali, per ridurre sprechi e semplificare la gestione

- flessibili, per rispondere alle esigenze di ogni persona

- sostenibili, per essere in linea con i valori ESG

- tracciabili, per monitorare i risultati e migliorare nel tempo

Non solo benefit: la cultura aziendale come leva di engagement

Accanto ai benefit più concreti, cresce l’attenzione verso ciò che rende davvero attrattiva un’azienda: la sua cultura. Oggi il welfare non si limita a “offrire qualcosa in più”, ma diventa parte di una visione più ampia, che abbraccia valori come l’ascolto, la trasparenza e la condivisione degli obiettivi. In questo scenario, i benefit si integrano con politiche di well-being, percorsi di sviluppo personale e iniziative per il benessere psicologico. Perché sentirsi parte di un progetto e condividere una missione è il vero motore della motivazione.

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I prossimi step: inclusività e intelligenza dei dati

Guardando al futuro, il fringe benefit continuerà a evolversi. Sarà sempre più:

- inclusivo, pensato anche per freelance, part-time e lavoratori in smart working

- data-driven, grazie a piattaforme capaci di leggere i bisogni in tempo reale e proporre soluzioni su misura

- educativo, utile anche per promuovere benessere mentale, sostenibilità e cultura finanziaria

Le aziende più lungimiranti sapranno utilizzare il welfare non solo per “offrire di più”, ma per costruire relazioni autentiche e durature, basate su fiducia e valore condiviso.

Conclusione

La storia dei fringe benefit è lo specchio dell’evoluzione del lavoro. Da strumento di controllo a leva strategica, da benefit standard a welfare personalizzato. Oggi, nel 2025, rappresentano una delle aree più innovative e dinamiche dell’HR. Con soluzioni come Satispay Buoni Acquisto, è possibile costruire un piano moderno, scalabile e completamente digitale. Un welfare che non si limita a dare “qualcosa in più”, ma che diventa parte integrante della strategia aziendale.

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